La camera matrimoniale deluxe Il Panvisco, con i suoi 21 metri quadri, è un’ottima opzione per una coppia in vacanza a Vieste.
Lo spazio è composto da un letto matrimoniale queen size, una scrivania con sedia, un piccolo balconcino che affaccia sul vicolo di Vico Ferrandino, ed un secondo balconcino in bagno.
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Nel Seicento, anni in cui la produzione industriale prese piede permettendo ad artisti ed artigiani di ampliare il loro giro d’affari attraverso produzioni in larga scala, per far si che gli ideatori mantenessero i diritti sulle proprio ricette, furono registrate pietanze che oggi rappresentano i capisaldi delle cucine tradizionali regionali d’Italia. Una storia curiosa è quella del ‘pane schiavonesco’, antenato del rinomatissimo panettone, il cui nome fu poi modificato in ‘Panvisco’. Una ricetta in parte pugliese che poi divenne adottata e riadattata in tutto il mondo.
Il ‘pane schiavonesco’, iniziò ad essere prodotto in larga scala dalle famiglie pugliesi che ne utilizzavano i ricavi per la realizzazione delle doti e del corredo delle future spose. Cenni alla preparazione di questo delizioso dolciume vennero riportati nelle memorie di viaggio dell’abate Giovanni Battista Pacichelli, che descriveva come le nostre antenate si dilettavano nella preparazione di questo pane, aromatizzato con pepe e cannella, che le permetteva, attraverso i ricavi delle vendite, di acquistare beni conferiti in dote ai loro mariti a titolo di contributo per gli oneri del matrimonio.
L’antica ricetta fu introdotta dai popoli slavi che abitavano le zone costiere del mediterraneo, da cui la parola ‘schiavone’ (dal latino medievale ‘sclavus’ che significava prigioniero di guerra slavo) ne deriva. Questi popoli, infatti, per sfuggire alle invasioni turche emigrarono nella penisola italica portando con loro costumi, usanze e dialetti che furono col tempo assorbiti dalle tradizioni dei popoli dell’Italia meridionale. La ricetta del ‘pane schiavonesco’ pervenne al borgo di Vieste, dove fu probabilmente modificata dalle genti del luogo e schedata per conservarne l’originalità. Il notaio viestano che la registrò fu Michele Ferrandino, i quali atti notarili sono stati conservati presso la Sezione dell’Archivio di Stato di Lucera.
In onore del notaio Ferrandino fu dato il nome al grazioso vicoletto del borgo visibile dal balcone di questa camera: Vico Ferrandino.